Italia, buone notizie dai depositi bancari e postali, ma le famiglie restano al palo

Aumenta la quota destinata ai depositi bancari e postali, ma l’ultimo report della Consob segnala anche un dato su cui riflettere e intervenire: le famiglie italiane continuano a essere poco fiduciose e troppo guardinghe nei confronti del risparmio, non sfruttando occasioni di investimento.

Titoli di Stato e azioni vanno giù, al contrario salgono depositi bancari e postali. È questa, in sintesi, la fotografia che emerge dall’ultimo Rapporto della Consob sugli investimenti finanziari in Italia, una ricerca che serve non solo a fare il punto del settore, ma anche a segnalare eventuali aree problematiche sulle quali intervenire.

Azioni in calo, depositi in crescita. Nel portafogli delle famiglie italiane, dunque, trovano sempre meno spazio prodotti come azioni (quelle italiane perdono il 43% della propria quota, e sono in calo anche le azioni straniere); di segno completamente opposto i risultati dei depositi, che a partire dal 2007, anno in cui si fa iniziare la “grande crisi”, sono stati in continuo aumento. In particolare, la quota destinata ai depositi bancari è cresciuta del 38% in 7 anni, quella per i prodotti postali del 53%. Sono invece in controtendenza rispetto alla profilazione del risparmiatore italiano i derivati (che in termini relativi aumentano e rappresentano un 2% del portafogli nazionale) e le obbligazioni bancarie, comprese quelle subordinate.

Italia, risparmiatori poco fiduciosi e guardinghi. Ma il Rapporto della Consob aiuta anche a fare luci sugli aspetti negativi che vengono fuori dall’analisi delle abitudini sul risparmio in Italia, a partire dal livello delle conoscenze nel settore finanziario da parte delle famiglie nel nostro Paese, che resta ancora molto basso. Ad esempio, solo 4 intervistati su 10 riesce a definire correttamente alcune nozioni di base (potremmo dire, l’abc dell’economia) come l’inflazione o il rapporto fra rischio e rendimento, mentre ancora più basse sono le percentuali relative alle caratteristiche dei prodotti più diffusi.

Abitudini sbagliate. Ancora più preoccupanti sono le notizie riguardanti il comportamento dei risparmiatori: il 20 per cento degli italiani, infatti, non ha difficoltà ad ammettere di non avere familiarità con alcuno strumento finanziario, mentre la restante parte sceglie, più frequentemente, i titoli del debito pubblico e le obbligazioni bancarie, seguiti da azioni quotate e fondi azionari. Negli ultimi tempi, però, sembra iniziare a farsi largo anche un altro prodotto dedicato al risparmio, grazie ai vantaggi del web.

Più servizi sui canali online. La tendenza attuale, infatti, è quella di puntare sui canali digitali per offrire servizi più innovativi e utili ai risparmiatori; apripista di questo settore è stata Banca Farmafactoring, che con il suo ContoFacto ha rivoluzionato il panorama del conto di deposito, offrendo uno strumento finanziario che consente di maturare interessi di guadagno sulle somme messe appunto a deposito, con un tasso loro che parte dall’1,45% sui vincoli a 12 mesi.

La semplicità e la convenienza di questo prodotto riesce a superare anche il tradizionale “ostracismo” che gli italiani mostrano nei confronti della finanza.

Risparmio, vietato improvvisare. È ancora la Consob a segnalare un’altra serie di abitudini poco “raccomandabili” nel settore di economia e gestione familiare: solo il 30 per cento delle persone intervistate, ad esempio, tiene traccia o organizza le proprie spese, una quota ancora alta (24%) decide in maniera autonoma sulle forme d’investimento, e la maggioranza assoluta non ha piena consapevolezza dei fattori da ponderare prima di investire. In questo particolare ambito, non si presta sufficiente accortezza al fatto che adeguate scelte finanziarie presuppongono un’opportuna gestione di consumi e risparmi, ma anche la corretta individuazione di obiettivi, di un orizzonte temporale, aspettative di guadagno, capacità finanziaria di sostenere eventuali perdite e propensione al rischio.

Tutti fattori che nel nostro Paese sembrano invece essere di “minore importanza”, al punto che la valutazione dell’orizzonte temporale viene fatta solo dal 24% degli intervistati; quella relativa alle aspettative di guadagno e alla capacità economica di assumere rischi dal 15% circa; e quasi il 39% dichiara di non avere nessuna particolare attitudine al processo decisionale di investimento.